Mussolini e Hitler by Christian Goeschel

Mussolini e Hitler by Christian Goeschel

autore:Christian Goeschel [Goeschel, Christian]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Cultura storica
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2019-01-14T23:00:00+00:00


6.

Punto di non ritorno.

1939-41

I

Nel giro di quattro settimane, la Germania nazista prese Varsavia e, qualche giorno dopo, sconfisse la Polonia, i cui territori furono divisi fra il Terzo Reich e l’Unione Sovietica. Mussolini oscillò fra il rispetto e l’invidia per Hitler, che, secondo lui, lo aveva messo in una situazione imbarazzante scatenando una guerra europea per la quale l’Italia non era preparata1. Sul fronte occidentale, nonostante le dichiarazioni di guerra della Francia e della Gran Bretagna contro la Germania, non ci furono importanti operazioni militari. Al contrario di Hitler, che si era ritirato dalla vita sociale pubblica, il Duce continuò con le sue attività quotidiane, fra le quali c’erano le partite a tennis e gli incontri con Clara Petacci. Intanto, Mussolini aveva aumentato notevolmente la spesa pubblica per gli armamenti, che nel 1941 raggiunse il 23 per cento del prodotto nazionale lordo, quasi raddoppiandola rispetto all’anno precedente2. Pur continuando con le sue proclamazioni filotedesche, Mussolini raccontava alla Petacci di aver visto in un film scene di dolore della gente colpita dalla guerra che la dicevano lunga su «come Hitler mantiene le sue promesse», e le ricordava che in precedenza era già venuto meno alla sua promessa di non invadere ciò che rimaneva dei territori cechi dopo la conferenza di Monaco3.

Impressionato dalla rapida avanzata tedesca in Polonia, che fu accompagnata dalla violenza tedesca contro gli ebrei di Polonia, Mussolini disse a Ciano il 24 settembre 1939 che a breve l’Italia sarebbe entrata in guerra. L’atteggiamento di Mussolini nei confronti di Hitler andava dall’entusiasmo per una vittoria tedesca a gelose speranze che la Francia e la Gran Bretagna sconfiggessero il Terzo Reich, poiché era preoccupato che non rimanesse più nessun bottino per l’Italia se la Germania avesse continuato con le sue incalzanti vittorie. Quando Hitler celebrò il trionfo tedesco in Polonia col suo discorso al Reichstag il 6 ottobre 1939, Mussolini se ne rallegrò, poiché pensava, erroneamente, che l’Italia potesse svolgere opera di mediazione fra la Germania e gli Alleati dopo il prevedibile rifiuto, da parte della Francia e della Gran Bretagna, della non molto seria offerta di negoziati di pace da parte di Hitler4. Intanto, il ministero della Cultura Popolare continuava a evocare in Italia l’implausibile idea del «peso determinante» e diede istruzioni ai direttori dei giornali perché scrivessero con simpatia del Terzo Reich, pur adottando allo stesso tempo un tono moderato verso la Gran Bretagna e la Francia, la cui linea Maginot a giudizio di Mussolini e dei suoi generali la Germania non avrebbe mai potuto valicare5.

Davanti alla non belligeranza italiana, molti fra i vertici tedeschi rimanevano scettici circa l’alleanza con l’Italia, memori del rifiuto dell’Italia di entrare in guerra nel primo conflitto mondiale nel 1914, e sollevavano grossi dubbi sull’affidabilità dell’alleato italiano. Notevole a questo riguardo fu un’osservazione fortemente antitaliana da parte del Gauleiter sassone Martin Mutschmann nel novembre 1939, che fu successivamente portata all’attenzione di Ciano. Durante una battuta di caccia, Mutschmann aveva ammonito che gli amici sleali della Germania erano molto più pericolosi dei suoi nemici. Era un implicito riferimento all’Italia.



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